“Brindiamo all'Abruzzo”: itinerario in 5 tappe
- L'itinerario
- Descrizione
- Tappa 1
- Descrizione
- Ricette
- Tappa 2
- Descrizione
- Ricette
- Tappa 3
- Descrizione
- Ricette
- Tappa 4
- Descrizione
- Ricette
- Tappa 5
- Descrizione
- Ricette



L’ Abruzzo è una regione prevalentemente montuosa con le vette dei Monti della Laga e dei massicci del Gran Sasso e della Maiella, che sono le più alte della dorsale appenninica. Queste montagne proteggono la zona collinare che dall’interno degrada verso il mare Adriatico, creando condizioni climatiche particolarmente adatte alla coltivazione della vite, dalla quale si producono vini di eccellente qualità che si abbinano molto bene ai piatti tradizionali del territorio.
Nel periodo in cui le vigne maturano i propri frutti, non c’è nulla di più piacevole che regalarsi un weekend all’ insegna della scoperta dei vitigni autoctoni abruzzesi, attraverso un itinerario di cinque tappe che si svolgerà in tre giorni in auto (150km) partendo da nord ai confini con le Marche, nella provincia di Teramo, fino ad arrivare a sud ai confini con il Molise, nella provincia di Chieti.
L’itinerario inizia con una visita al paese di Controguerra (coordinate: lat 42.855650; long 13.818610), un villaggio della provincia di Teramo, situato a 267 m s.l.m., nella parte settentrionale dell’Abruzzo al confine con le Marche. Sorge sulle colline della Val Vibrata ed il suo territorio è molto vocato per la coltivazione della vite che in è presente fin dai tempi degli antichi romani.
Nel territorio di Controguerra vi sono diverse cantine che si posso visitare per degustare vini di ottima qualità. Producono vini bianchi, rossi, rosati e spumanti, ma la nostra visita è finalizzata ad approfondire soprattutto la conoscenza del Montepulciano d’Abruzzo, un antico vitigno autoctono, da cui si producono vini che sono tra le migliori eccellenze del centro Italia. Il vitigno ha grappoli grandi con acini la cui buccia è spessa e di color viola scuro. Preferisce esposizioni soleggiate e terreni piuttosto profondi. E’ un vitigno piuttosto rustico.
Il Montepulciano è un vino di colore rosso rubino. All’ olfatto è intenso e persistente di frutta rossa matura , con note particolari di prugna, rosa appassita, liquirizia, vaniglia e spezie. Il sapore è secco, caldo e morbido.
350 gr. riso arborio, vialone nano o carnaroli
1 porro
3 cucchiai olio extv
50gr. burro
300ml vino Montepulciano
50gr. parmigiano gratt.
brodo vegetale:
1 cipolla
1 carota
1 zucchina
1 patata
1 costa sedano
Il brodo si può preparare con largo anticipo anche la sera prima. Mettere in una pentola gli ingredienti per il brodo vegetale e coprire le verdure con acqua fredda. Cuocere per 1 ora. In questo risotto consiglio il porro al posto della solita cipolla per ottenere un gusto più delicato che non sovrasti il sapore ed il profumo del vino. Soffriggere nell’olio il porro tritato e quando è ben appassito e dorato aggiungere il riso. Mescolare per 2’ in modo che si tosti assorbendo tutto il condimento. Bagnare con il vino, lasciandone da parte mezzo bicchiere, e quando il riso lo avrà assorbito assumendo un colore rossastro procedere la cottura con l’aggiunta di brodo, poco per volta. Quel mezzo bicchiere di vino tenuto da parte si aggiungerà quasi a cottura ultimata in modo tale il piatto servendolo sprigionerà un buon profumo di vino. Una volta spento il gas mantecare con burro e parmigiano grattugiato e servire con scaglie di parmigiano che si fonderanno con il calore. Chi gradisce anche pepe macinato al momento.
A circa 6 Km da Controguerra c’è il comune di Torano Nuovo, un piccolo paese di 1700 abitanti, un tempo castello di confine tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio. Sulle sue dolci colline, grazie al clima mite, si coltiva la vite e ben 9 sono le cantine che producono vini tra i migliori d’Abruzzo. Dal 2012 Torano Nuovo è nel circuito della rete Nazionale Bio per la coltivazione in biologico di alcuni vitigni tipici del territorio: il Montepulciano d’Abruzzo, la Malvasia, il Trebbiano d’Abruzzo ed il Pecorino.
Quest’ultimo è un antico vitigno diffuso soprattutto in Abruzzo e nelle Marche e riscoperto a partire dagli anni ‘80 del Novecento. L’origine del nome si presta a varie ipotesi, ma, quella più accreditata è legata alla migrazione stagionale delle pecore (transumanza), che coincideva con la maturazione dell’uva, della quale le pecore erano molto ghiotte.
Il vitigno a bacca bianca, matura in anticipo rispetto alle altre varietà regionali. Dall’uva si ottiene un vino dal colore giallo paglierino con riflessi lievemente dorati o verdognoli. I profumi vanno dal floreale al fruttato e allo speziato, abbastanza intensi e persistenti. Al palato risulta fresco e mediamente acido.
Il Pecorino si abbina ad antipasti primi e secondi piatti a base di pesce, crostacei e molluschi.
pasta spaghetti
aglio
olio extra vergine d'oliva
vino bianco pecorino
prezzemolo tritato
sale q.b.
spezie varie (peperoncino, timo, maggiorana, alloro, pepe nero)
parmigiano grattugiato a piacere
Per cominciare la preparazione dei nostri spaghetti al vino bianco, assicuriamoci di avere tutti gli ingredienti a disposizione. Prendiamo pertanto una pentola con dell'acqua e mettiamola sul fuoco fino a portarla ad ebollizione. Nel frattempo in una padella capiente mettiamo dell'olio extra vergine di oliva, del prezzemolo tritato, delle spezie varie a piacimento e qualche spicchio d'aglio tagliato in piccoli pezzi o schiacciato e facciamoli rosolare fino a farli diventare dorati.
Non appena l'acqua bollirà nella pentola, gettiamoci dentro gli spaghetti, salando a piacere. Contestualmente, mentre cuoce la pasta, aggiungiamo il vino nel soffritto precedentemente preparato, mantenendo una fiamma media sul fornello. Appena la pasta sarà cotta, scoliamola tutta, quindi versiamola nella padella con il condimento, facendo molta attenzione agli schizzi che questa operazione produrrà. Mescoliamo il tutto e facciamo evaporare tutto il liquido a fiamma vivace.
Dopo Torano Nuovo, in direzione sud-est si trova il comune di Campli, più grande dei paesi precedenti è dal 2018 incluso tra i Borghi più belli d’Italia. Famoso per i suoi monumenti e chiese, possiede un Museo archeologico nazionale dove sono conservati numerosi reperti rinvenuti nella vicina Necropoli di Campovalano, risalente all’età del Bronzo.
Tra le ricchezze non trascurabili di questo territorio, vi è il patrimonio vitivinicolo e in particolare a Paterno, piccola frazione di Campli, si continua a praticare la coltivazione di vitigni autoctoni, alcuni dei quali in via di estinzione. I vigneti, situati ad un’altitudine di circa 400 metri, ricadono nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e le uve sono raccolte a mano e trasportate in cantina.
Tra i prodotti più interessanti, troviamo la “Passerina”, un vitigno con grappoli compatti e acini grossi che hanno un colore giallo-oro.
Solitamente il periodo di maturazione è fine settembre. Il vino è di un colore giallo paglierino e un sapore secco e caratteristico. Può essere abbinato sia agli aperitivi e antipasti, che alle portate a base di pesce. Le versioni passite sono ideali per la pasticceria secca.
vitello 500 gr
burro 80 gr
vino bianco 100 ml (passerina)
farina 40 gr
prezzemolo q.b.
brodo di carne 100 ml
limone 1
sale
La prima cosa da fare nella preparazione delle scaloppine al vino bianco è la battitura e l'infarinatura delle fettine di carne di vitello. Fatto questo, mettete in una padella metà dose di burro, lo fate sciogliere e, una volta sciolto, mettete le fettine, le salate e le fate rosolare da entrambi i lati con una fiamma medio-alta. Non fate cuocere troppo il burro fino a farlo scurire.
Quando le scaloppine sono cotte, le adagiate sul piatto di portata. Intanto, nella padella dove avete cotto la carne, mettete il vino bianco, lo fate evaporare e poi aggiungete 100 ml di brodo di carne. Se non l'avete a disposizione, potete aggiungere acqua calda oppure brodo vegetale. Aggiungete, poi, il succo di limone, il restante burro e, quando il tutto sarà diventato cremoso, il prezzemolo tritato. Fate insaporire per un minuto ancora, spegnete il fuoco e versate il sughetto pronto sulle scaloppine. Potete, adesso, gustare delle scaloppine al vino bianco perfette.
Da Paterno di Campli, in direzione sud, percorrendo le strade collinari, si giunge a Bisenti, nell’antico territorio della Vestinia, nell’alta valle del fiume Fino. Secondo una antica leggenda in questo luogo nacque Ponzio Pilato, il politico romano che condanno Gesù. Paese con una storia importante, possiede monumenti di grande interesse, ma, la sua fama sta divenendo internazionale grazie alla riscoperta di un vitigno prestigioso il “Montonico”, che dal 2015 ha conquistato il Presidio Slow Food Uva Montonico.
In passato il Montonico era ampiamente diffuso in Abruzzo, ma successivamente la sua area di coltivazione è andata sempre più restringendosi. Oggi rimane presente prevalentemente nella zona di Bisenti e Cermignano.
E’ un vitigno molto vigoroso che si è adattato bene in quest’area a ridosso del Gran Sasso. Le foglie sono medio-grandi, il grappolo è grande, cilindrico allungato; l’acino è tondo con buccia spessa e consistente di colore giallo verdognolo.
Il vino è di colore giallo paglierino, di odore gradevole, giallo paglierino delicatamente fruttato con sentore di erba fresca e fieno. Ha un sapore fresco, delicato con retrogusto gradevolmente amarognolo. Può essere abbinato con molti cibi. Ottimo come aperitivo o da accompagnamento a zuppe di verdure, funghi, antipasti a base di pesce e stuzzicherie varie.
200ml di vino bianco Montonico
200ml di olio di semi di girasole
2 cucchiai di zucchero
1 bustina di lievito per dolci (16g)
500g di farina 00
altro zucchero per guarnire
In una ciotola versiamo i 200 ml di vino bianco, i 200 ml di olio di semi di girasole, 2 cucchiai di zucchero e la bustina di lievito per dolci. Amalgamiamo poco alla volta i 500 grammi di farina. Quando l’impasto diventa più consistente continuiamo ad impastare con le mani sul piano di lavoro fino ad utilizzare tutta la farina.
Prepariamo un piatto con un po’ di zucchero e una teglia con un foglio di carta da forno. Quindi diamo la forma ai nostri taralli dolci al vino bianco. Prendiamo un pezzetto di pasta e lo allunghiamo sul tavolo con le mani fino a formare un bastoncino che rigiriamo su se stesso per creare il tarallo. Quindi lo passiamo nello zucchero e lo sistemiamo sulla teglia. Procediamo così fino ad usare tutto l’impasto. Ora che la nostra teglia è pronta inforniamo per 40 minuti a 170 gradi.
L’ultima tappa dell’itinerario proposto è Crecchio, un borgo medievale in provincia di Chieti, che possiede un bellissimo castello ducale. Situato sul limite di una collina tra i ruscelli Rifago e Arielli era anticamente noto come Granaio di Lanciano. E’ un paese molto antico con chiese e palazzi importanti e siti archeologici di epoca romana.
La principale attività è l’agricoltura ed in particolare la viticoltura, che fa annoverare Crecchio tra i membri dell’Associazione Nazionale Città del Vino. Tra i vitigni coltivati in questa’area vi è la Cococciola.
E’ un vitigno le cui origini sono ancora oggi incerte, anche se da secoli è presente nel patrimonio dei vitigni autoctoni abruzzesi. E’ molto produttivo, ha grappoli compatti di forma conica con acini tondi e grandi, coperti da una buccia gialla e spessa. Non ha particolari esigenze di clima o composizioni dei terreni e ha una buona adattabilità pedoclimatica e raggiunge la perfetta maturazione all’inizio di ottobre.
Il vino ha un colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Ha un profumo delicato e al palato ha un gusto fruttato e una certa acidità. Si abbina molto bene a piatti delicati a base di pesce e carne bianca.
un cosciotto di pecora giovane di 1kg circa
una cipolla tagliata a pezzi
3 spicchi di aglio schiacciati
pepe, rosmarini, salvia, maggiorana, basilico
due decilitri di olio extravergine
½ l di pomodori in bottiglia
un bicchiere di vino bianco Cococciola
sale grosso e pepe
peperoncino
1,5 litri di acqua
Dopo aver ben sgrassato la carne, tagliarla a pezzi e metterla in un tegame con l’aggiunta di poca acqua e portarla ad ebollizione per 15 minuti. Togliere dal fuoco la carne, sgocciolarla e lavarla con acqua fredda. In un tegame di coccio mettere la carne e tutti gli ingredienti indicati nella ricetta tranne il vino. Ricoprire il tutto con abbondante acqua e far bollire a fuoco moderato per 2-3 ore con il recipiente coperchiato. Girare ogni tanto con mestolo di legno affinché non si attacchi ed a metà cottura aggiungere il vino. Se l’acqua tenta a diminuire aggiungerne ancora un po’, sempre calda e continuare la cottura. Servire quando tutto si è ristretto e la carne è diventata tenera ed insaporita di tutti gli odori.
Il progetto "I 5 sensi del Made in Italy" è un’iniziativa della Fondazione "Istituto Tecnico Superiore Nuove Tecnologie per il Made in Italy, Sistema Agroalimentare" i cui obiettivi sono quello di erogare una formazione basata sul lavoro, di accrescere e sperimentare il bagaglio culturale acquisito dagli studenti ed orientare i giovani verso l’ITS attraverso un percorso in grado di valorizzare il comparto agroalimentare.
Istituto Tecnico Superiore - Nuove Tecnologie per il "Made in Italy" - Sistema Agroalimentare di Teramo è una Fondazione di partecipazione di natura privata proposte dal Ministero della Pubblica Istruzione, il cui intento è quello di riorganizzare il canale della formazione di livello post-secondario.
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