Passa il monte
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Valica il gran sasso d’italia sostando nei suoi rifugi.
Tra i monti della Laga, a poche ore di cammino dal Corno Grande, c’è un piccolo comune di poco più di 150 persone che dal 2007 è considerato uno dei borghi più belli d’Italia: Pietracamela. Il paese trova origine nel XII secolo, è stato un feudo della Valle Siciliana influenzato dal passaggio di diverse etnie, ciò trova conferma anche nel fatto che gli abitanti più anziani di Pietracamela hanno conservato l’uso del dialetto pretarolo che comprende molti termini di chiara origine albanese. Nel suo territorio si snoda il percorso che consente di passare da una parte all’altra del Gran Sasso, camminando sotto le cime più alte dell’Appennino, facendo tappa nei rifugi secolari di questa montagna.
Il comune di Pietracamela fa parte del territorio della valle siciliana,seguendone le sorti,fu feudo degli orsini durante il periodo angioino e poi aragonese,nel 1526 l’intera valle fu donata a ferrante de alcaron y mendoza i cui successori ne conservarono le origini sino alla caduta del feudalismo.La natura impervia del territorio ha costretto gli abitanti sin dai tempi remoti ad una forzata emigrazione: gli artigiani locali ogni anno, nel mese di giugno, erano costretti a lasciare il piccolo paese per spostarsi nelle altre regioni della penisola.
Nel 2002 è stato inserito tra i borghi più belli d’Italia.
IL DIALETTO
Il pretarolo è un bene culturale immateriale che caratterizza in modo marcato la comunità di Pietracamela, la quale esprime un attaccamento del tutto particolare nei suoi confronti.
Dal punto di vista lessicale, segnaleremo almeno alcune parole di frequente uso, legate alla sfera familiare e di chiara o possibile origine straniera, in particolare albanese o più correttamente arbëreshe (albanese d’Italia), le quali sembrano non essere attestate in alcuna delle varietà finitime o regionali e fungono pertanto da autentici marcatori identitari della comunità pretarola. È molto verosimilmente il caso di vascia (“ragazza”, “figlia” in pretarolo), che ritroviamo almeno nelle comunità italo-albanesi molisane di Campomarino (CB) (vasheza nella forma femminile singolare determinata) e Portocannone (CB) (vasha nella forma femminile singolare determinata).La possibile parentela con le varietà italo-albanesi potrebbe essere spiegata dalla presenza, documentata, di mercanti di pellame «greci e schiavoni» ai Prati di Tivo nel XVII secolo.
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I ravioli di Pietracamela sono forse il piatto più originale. Nei ristoranti del territorio si possono degustare tutte le altre specialità: dal timballo all’agnello alla brace, dallo spezzatino di capra allo squisito cacio marcetto, dai sorcetti (maccheroncini conditi con formaggio pecorino) alle “scripelle ‘mbusse”.
Il pranzo tipico è la “Cucina di Montagna ” in tema con gli argomenti della tavola rotonda. Ecco il menù: ricotta, giuncata, sprisciocco, salamella, formaggio fritto con verdure castellate, mozzarelle, maltagliati alla pecorara, ravioli al pomodoro, agnello alla brace, insalate amare e mousse di ricotta con castagne.
Nei periodi estivi, quando i pastori attraversavano i pascoli più alti, approfittavano di questi rifugi per passare la notte e rifocillarsi con del cibo facilmente trasportabile e che si conservava a lungo, come ad esempio i formaggi. Inoltre le bestie più anziane, non essendo in grado di stare al passo con il gregge, venivano utilizzate per la produzione di carne secca.
Partendo dai Prati di Tivo, quota 1450m, ci dirigiamo verso la stazione della Madonnina. Da qui ha inizio il lungo sentiero del Gran Sasso che sale lungo i versanti settentrionali, raggiungendo la cima del Corno Grande, per poi riscendere a Campo Imperatore.
Dai piedi del pendio saliamo fino ad arrivare sotto le pareti che ci guidano verso il Vallone delle Cornacchie, un percorso caratterizzato da una serie di massi venuti giù per fenomeni erosivo-franosi, passando per l’emozionante passo delle Scaielle a 2187 mt. Dopo aver attraversato alcuni passaggi sistemati con cavi in acciaio, arriviamo sulla splendida balconata del Rifugio Carlo Franchetti.
Carne tagliata a strisce
Spezie
Gli animali della Transumanza erano tendenzialmente pecore, cavalli, capre, muli, asini e vacche. Gli animali anziani o malati venivano abbattuti e la loro carne, veniva tagliata a strisce e speziata. Veniva messa a seccare al sole per vari giorni, per poi affumicarla all’interno dei camini creando un alimento proteico facile da trasportare durante il cammino. Questo particolare metodo dava il nome alla carne (coppiette), il nome viene dalla tradizione di appendere le strisce di carne speziate su un filo tirato sulla cappa del camino creando la forma di un ferro di cavallo.
I pastori al di fuori dei rifugi appendevano ad un filo le strisce di carne per farla seccare e successivamente veniva affumicata, buon usanza voleva che si lasciasse del cibo all’interno del rifugio per il prossimo ospite, lo stesso valeva per la legna, che mai può mancare in un rifugio di montagna.
Il rifugio Carlo Franchetti è un rifugio stile alpino, situato nel comune di Pietracamela, nei pressi della località di Prati di Tivo, sul versante teramano del Gran Sasso. Posto a 2.433 metri di altitudine.
Il rifugio è raggiungibile solo a piedi, con almeno un’ora di cammino. Nel periodo estivo, altamente frequentato da alpinisti, escursionisti e amanti del paesaggio montano. Ad ospitare i “pellegrini” al Franchetti troviamo il guardiano ed il suo fido cane, oltre che la cucina locale e i prodotti tipici dell’entroterra.
Da qui inizia il percorso verso il Passo del Cannone, a 2679 mt, un sentiero particolarmente arduo ma anche uno dei più belli di risalita verso il Gran Sasso. Il sentiero risale per i pendii rocciosi che sfiorano la base morenica del Ghiacciaio del Calderone, arrivando alla Sella dei Due Corni a 2547 mt. Dalla cima possiamo ammirare l’ altopiano di Campo Peroli, il Corno Picoolo, il Ghiacciaio del Calderone, il Bivacco Balfile, la vetta centrale e orientale.
Dopo aver superato la deviazione per la Sella dei Grilli (Pizzo Intermesoli), si arriva ai vasti e morbidi ondulati rilievi di Campo Pericoli (anticamente chiamato campo aperto). A destra, quando la salita si fa sentire meno, c’è un bivio che porta a Passo Portella, a 2260 mt. La vetta è un magnifico belvedere sul versante occidentale del Gran Sasso, da cui scorgiamo le vette più importanti. Da qui si può raggiungere a piedi il Rifugio Duca degli Abruzzi, un luogo dove escursionisti alpinisti e amanti della montagna possono trovare ristoro nel cuore della natura pacifica.
Il Rifugio, di proprietà del C.A.I. di Roma, è situato a 2388 metri sulla Cresta del Monte Portella, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga , al ridosso del Corno Grande e delle principali vette del massiccio.
Il Duca degli Abruzzi è un rifugio di montagna raggiungibile solo a piedi con 40 minuti di facile cammino da Campo Imperatore (AQ), o da Prati di Tivo (TE) con una splendida traversata di 4 ore.
Non offre grandi comodità ma è un luogo dove escursionisti, alpinisti e amanti della montagna potranno trovare ristoro e pernottare immersi nello splendido ambiente naturale che lo circonda.
Dal Rifugio Franchetti inizia il percorso verso il Passo del Cannone, a 2679 mt, un sentiero particolarmente arduo ma anche uno dei più belli di risalita verso il Gran Sasso. Il sentiero risale per i pendii rocciosi che sfiorano la base morenica del Ghiacciaio del Calderone, arrivando alla Sella dei Due Corni a 2547 mt. Dalla cima possiamo ammirare l’ altopiano di Campo Peroli, il Corno Picoolo, il Ghiacciaio del Calderone, il Bivacco Balfile, la vetta centrale e orientale.
Dopo aver superato la deviazione per la Sella dei Grilli (Pizzo Intermesoli), si arriva ai vasti e morbidi ondulati rilievi di Campo Pericoli (anticamente chiamato campo aperto). A destra, quando la salita si fa sentire meno, c’è un bivio che porta a Passo Portella, a 2260 mt
Proseguendo nella direzione opposta, arriviamo al rifugio più antico d’Italia, il Rifugio Garibaldi ( 2231 mt). Costruito nel 1886, il rifugio si trova nel cuore del Parco Nazionale dei Monti della Laga, nei pressi della conca di Campo Pericoli.
RIFUGIO GARIBALDI
Il rifugio Garibaldi, la più antica costruzione degli Appennini, realizzata nel 1886 a quota 2230 metri, nella conca definita "dell'oro". Il rifugio Garibaldi è piccolo ma accogliente, è gestito dal CAI dell’Aquila.
Al suo interno è tutto rivestito in legno, ci sono delle brande disposte su un lato della struttura ed un soppalco su cui sono disposti vari materassini. Per dormire qui occorre chiamare il CAI dell’Aquila e prenotare. Il rifugio è composto da due vani, uno più grande, il principale, in cui possono dormire circa 12 persone e un vano più piccolo in cui possono entrarci circa 7 persone ed è chiamato “Sempre Aperto” proprio perché assicura un riparo anche quando il rifugio è chiuso. Non ci sono servizi igienici ma questo passa in secondo piano quando ci si trova di fronte a tanta storia e ad un luogo così suggestivo. E’ molto emozionante cenare all’aperto circondata da alte montagne, seduti ad un grande tavolo insieme a persone mai viste prima ma con la stessa passione per la natura e le cose semplici. La cosa più bella e straordinaria di questo posto è che il cellulare non prende! Morto! Nessun gestore telefonico qui arriva. Occorre ritornare sul sentiero e camminare per una buona mezz’ora per trovare di nuovo campo. Il rifugio Garibaldi è un posto unico, capace di far rivivere sensazioni quasi dimenticate per via della nostra vita sempre più frenetica, piena di impegni che ci fa dimenticare il valore delle piccole cose e del tempo prezioso che non va sprecato.
Il progetto "I 5 sensi del Made in Italy" è un’iniziativa della Fondazione "Istituto Tecnico Superiore Nuove Tecnologie per il Made in Italy, Sistema Agroalimentare" i cui obiettivi sono quello di erogare una formazione basata sul lavoro, di accrescere e sperimentare il bagaglio culturale acquisito dagli studenti ed orientare i giovani verso l’ITS attraverso un percorso in grado di valorizzare il comparto agroalimentare.
Istituto Tecnico Superiore - Nuove Tecnologie per il "Made in Italy" - Sistema Agroalimentare di Teramo è una Fondazione di partecipazione di natura privata proposte dal Ministero della Pubblica Istruzione, il cui intento è quello di riorganizzare il canale della formazione di livello post-secondario.
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