Alla Tavola dei Briganti
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La parte concettuale di questo itinerario nasce dal fenomeno del Brigantaggio in Abruzzo, avente varie fasi nel corso della storia nazionale italiana, dal ‘500 in poi in prevalenza. Lo scenario è quello rurale fatto di miti e leggende dal periodo dell’unificazione italica sabauda a scapito del regno borbonico, ma cenni di briganti “non allineati” li abbiamo anche prima. Il fenomeno socialmente è stato quasi sempre legato ai soprusi e alla miseria alla quale il popolo, specie contadino, doveva subire a scapito dei padroni di turno.
Basti pensare a Marco Sciarra, nato a Rocca Santa Maria che “regnò” a ridosso dei Monti Gemelli, si fece chiamare appunto terrore dei Principi e Re della Campagna, appoggiando le cause di affamati pastori senza più gregge e contadini senza terra, ma anche di malviventi, tutto ciò contro gli interessi del Papato dapprima e dei Vicerè di Spagna dopo. Citiamo anche la Banda della Majella, gli Introdacquesi nelle zone tra Scanno e Sulmona , Croce di Tola presso Roccaraso, Don Donato De Donatis nei Monti della Laga, ecc. O anche luoghi di lotte partigiane e avamposti di guerra. Tutte zone che andremo a respirare nel nostro viaggio.
Nella parte fisica, l’itinerario è in parte collegato al “Cammino dei Briganti”, un vero è proprio percorso ideato da Luca Gianotti, scrittore e guida escursionistica.
Poiché il “Cammino” di Giannotti include anche posti al di fuori dell’Abruzzo, questo è stato riadattato per attraversare tutte le quattro province abruzzesi, per coglierne le varie sfumature paesaggistiche e culinarie.
Per la parte culinaria appunto, dobbiamo per forza collegarci al mondo agro-pastorale Abruzzese, dato che è alla base del nostro percorso e anche della storia alimentare della regione. Ripercorrere la storia della cucina che ne è derivata non è stato semplice; si incontrano non poche difficoltà poiché non esiste una documentazione sufficiente a illustrare abitudini alimentari e piatti comuni del territorio. L’indagine quindi si svolge anche per vie non “ufficiali” , come la tradizione orale o ricettari della nonna, le stesse ricette avranno subito qualche mutamento, ma restano di certo i prodotti tipici legati al territorio che hanno formato la base del patrimonio gastronomico e hanno dato continuità alla cucine.
L’alimentazione dei briganti non richiedeva elaborazioni troppo complicate, dato che il tempo non sempre abbondava per chi faceva una vita precaria, anzi spesso in fuga continua. Si preferivano cibi già pronti e trasportabili, procurati in maniere più o meno cortesi in base ai rapporti con la gente di montagna e i pastori; quindi salumi , formaggi, pane fresco, carni, funghi,castagne, frutta secca, ecc. Assai frequenti erano i saccheggi, oppure in assenza di contatti umani non restava che la cacciagione e la raccolta di vegetazione spontanea (bacche, erbe selvatiche, frutta di campo, ecc.). Prenderemo questo aspetto come spunto per l’alimentazione “al sacco” nei punti più estremi della nostra escursione.
I piatti che incontreremo nel nostro itinerario sono principalmente piatti “poveri”, se contiamo i pochi ingredienti utilizzati, ma pieni di sapore, arricchiti da aromi appena raccolti, spesso sulla base di prodotti caseari e carni d’allevamento. Definiti semplici quindi, ma non banali dato che forse è la prima vera cucina a “chilometro 0”, tanto tornata in voga nei tempi moderni sulla base anche della buona alimentazione salutare.
L’organizzazione dei piatti scelti per l’itinerario vuole rifarsi il più possibile alla giornata tipo di un brigante, spalmate però invece che in ventiquattro ore in sei notti e sette giorni. Laddove possibile si farà in base al cammino escursionistico quindi sarà molto variabile per quanto riguarda colazione, pranzo o cena; l’alimentazione restante non suggerita sarà a discrezione del singolo viaggiatore, dato che l’improvvisazione è tipica di questo stile di vita.
Stesso discorso vale per il pernottamento, verranno giusto consigliate le località più comode per il percorso da svolgere, ovviamente nelle zone limitrofe alle destinazioni di fine giornata.
Il nostro viaggio inizia alle pendici dei Monti Gemelli , dalle Grotte Sant’Angelo di Ripe, nel territorio Borbonico per eccellenza quello di Civitella del Tronto ultima fortezza a “crollare” nell'800. Da qui si parte per un cammino che attraversa la Valle Castellana per arrivare al Ceppo.
Nei pressi della Montagna dei Fiori e la Montagna di Campli, i due "gemelli", a pochi chilometri da Teramo troviamo uno scenario fiabesco popolato da bonsai naturali, piccole grotte antropomorfe scolpite nella roccia, pareti di gole (la più nota Gola del Salinello),troviamo diversi sentieri che attraversano i Monti della Laga. Uno dei più famosi percorsi è il "Tracciolino di Annibale" che la leggenda indica sia stato percorso da Annibale e dalle sue truppe con elefanti per le battaglie contro i Romani. Degli storici affermano che il Tracciolino di Annibale coincidesse con l'antico tracciato romano esistente ancor prima della Salaria Nova (Arquata del Tronto), ciò che resta di certo sono le significative testimonianze storiche, primitive strade tracciate dai primi popoli italici dediti all'allevamento. A prova di questo vi sono i tratturi utilizzati per secoli nella transumanza che si diramavano in tante direzioni.
Sempre all’interno del Parco Nazionale dei Monti della Laga c’è Rocca Santa Maria. Nelle vicinanze di quella zona del percorso dell’antica strada Romana "Salaria", che fonde i territori delle quattro Regioni Centrali Italiane: Lazio, Umbria, Marche ed Abruzzo.Da Nord a Sud sale dal corso del fiume Castellano, a circa 900 mt. fino al monte Ceppo, a circa 1500 mt. il territorio ricade nel bacino idrografico del Tordino, in piccola parte in quello del Castellano ed in parte piccolissima nel bacino del Salinello (zona monte della Farina).
Il Ceppo è immerso nel secolare Bosco Martese, che prende il nome da un antico tempio Pagano dedicato al Dio Marte, è una delle zone montane più visitate in Abruzzo. Punto di partenza ottimale per escursioni a piedi e in mountain bike, verso le Cascate della Morricana e verso la piana del Lago dell’Orso. E’ possibile proseguire a piedi verso le vette della Laga, caratteristiche per il loro manto erboso che arriva fino in cima. Nei mesi invernali è possibile praticare sci di fondo e sci alpinismo. Inoltre a rendere nota questa zona vi è un’omonima battaglia nel periodo della Resistenza Partigiana negli anni quaranta.
Per un inizio così di giornata si parte con il “pappone” della mattina, tipico della transumanza e dei butteri, utilizzato anche dai briganti…alcuni trovano similitudini con la medievale zuppa arcidossina che però si basa su altri ingredienti. Garantirà l’apporto calorico adeguato per far fronte all’inizio del cammino, proprio come ai tempi.
- Zuppa di pane cotto con acqua
- sale
- aglio
- erbe aromatiche
- verdure (funghi, lambasciuoli, asparagi,ecc)
Essendo principalmente un zuppa di verdure gli ingredienti venivano raccolti direttamente in campagna, oltre al pane di grano duro, l'olio d'oliva ed il sale portati sempre al seguito nella catana, tipico tascapane di cuoio. Le verdure, gli ingredienti principali, variano molto a seconda del periodo in cui si prepara tale pietanza, quindi ci si può trovare cardini (polloni di carciofi), broccoli, cappucci, fagiolini, borraggine, pisciacane (tarassaco) e qualsiasi verdura possa dar sapore. Per aumentarne il potere nutrizionale talvolta vengono aggiunti grassi animali come una cotica (cotenna del maiale) e il battuto (lardo sminuzzato con il coltello, sulla crosta del pane in mancanza di un battilardo). Quest'ultimo veniva spesso usato per fare il soffritto d'aglio e cipolla in un pignatto come inizio della ricetta.
Trasferimento iniziale con mezzi per l’aquilano fino Rocca di Mezzo ( 2 h ) seguita da escursione per Tagliacozzo e Sante Marie passando attraverso i territori del Parco naturale regionale Sirente-Velino. Il nostro piatto tipico della provincia di Teramo verrà assaporato prima di partire per Rocca di Mezzo al Ceppo.
Le escursioni lungo il Velino sono stupende, lungo la creste con affacci sui salti di roccia della Valle di Teve e si ha la possibilità di avvistare grifoni e aquile che nidificano sulle scoscese e inaccessibili pareti. Di fronte si ha la vista dei dirupi che precipitano dal Murolungo e dallo Laccio dei Montoni.
Il borgo di Sante Marie invece sorge circondato dai rilievi dell’Appennino, in una posizione strategica a pochi chilometri da Roma. Anche questo è un ottimo contesto, tra boschi di castagno che ben si presta alle escursioni e agli sport all’aria aperta. Numerosi sentieri circondano il borgo, ricco non solo di boschi ma anche di grotte e caverne che rappresentano un’interessante attrazione per gli appassionati di speleologia. Consigliamo qui una visita a tema, parliamo della “Mostra-Museo sul Brigantaggio”, a Palazzo Colelli, dove sono esposti cimeli, documenti, armi, foto e lettere d’epoca dell’Italia del periodo pre e post unitario.
Arrivati in serata a Sante Marie ci sarà ad attenderci il piatto tipico del luogo, i Cannarozzetti allo Zafferano.
- acqua
- cannarozzetti,(freschi o secchi)
- guanciale
- ricotta
- olio
- sale
- pepe
- zafferano
Ricetta tipica abruzzese, realizzata con guanciale di maiale e ricotta di pecora. Caratteristiche fondamentali sono i Cannarozzetti, sono un tipo di pasta fresca o secca molto simili ai ditali. Ma anche lo Zafferano, questa spezia originaria dall'isola di Creta poi diffusa in Oriente, sviluppatasi in Abruzzo in modo abbastanza casuale e miracoloso, per via di un monaco abruzzese che di ritorno a Navelli portò dalla Spagna dei bulbi di questa pregiata pianta. I bulbi seminati nell'altopiano aquilano trovarono le condizioni idali, in termini di clima e di terreno, e perfezionati nella lavorazione portarono al gusto delicato al palato e all'olfatto riconosciuti dalle migliori cucine e chef internazionali. Il tutto verrà consacrato nel 2005 anno in cui la Comunità Europea ha riconosciuto il marchio di Denominazione di Origine Protetta (DOP) per lo “Zafferano dell’Aquila” e la categorizzazione dello stesso come di categoria superiore.
- acqua
- farina di granturco
- pecorino morbido a tocchetti
- pecorino grattuggiato
- Salsiccia di carne di maiale (o pancetta tagliata a dadini)
- olio EVO
- sale
Facoltativi: Uva Passa, Zucca Gialla e/o fichi secchi (“cargine”).
La Pastuccia Teramana è un altro piatto che riguarda il recupero d’ingredienti. E’ una sorta di polenta compatta ma morbida, dal gusto misto tra dolce e salato che anticamente veniva cotta direttamente sul fuoco del camino, ponendo la teglia su un treppiedi e coprendola con una sorta di coperchio di ferro sul quale veniva posta la brace viva. Il fuoco che arrivava sia da sotto che da sopra, ne garantiva una cottura perfetta ed uniforme. Lo stesso si poteva cuocere con fuochi all’aperto. Anche questo è un piatto molto calorico, ideale per l’inizio giornata specie nella stagione invernale.
In questa fase del percorso ci siamo spostati nel territorio aquilano della Marsica. L’escursione a piedi passa per Magliano de’ Marsi e si dirige nelle zone di Avezzano nello specifico attraverso la Riserva Naturale del Monte Salviano per arrivare a Collelongo, dove ci sarà la tipica cena a base di Pizza Roscia.
Collelongo è un pittoresco borgo della montagna abruzzese a 915 metri s.l.m, è adagiato nel cuore della Vallelonga, parallela alla Valle Roveto al confine con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Il borgo di Collelongo ha mantenuto intatta l’architettura tipica fatta di case in mattoni, minuscole vie a saliscendi e portoni in legno e vi si ritrovano i riferimenti classici dei piccoli centri medievali: le mura di cinta, le porte cittadine, la torre, la piazza, la chiesa principale. La parte rurale è rappresentata in modo originale dal “Museo della civiltà contadina e del lavoro delle montagne abruzzesi”, piuttosto che un edificio si tratta di un percorso a cielo aperto tra le vie del centro storico che termina alla Casa del Tempo dove si può trovare una fedele ricostruzione di una tipica casa contadina del ‘900.
acqua
farina di granturco
farina bianca
verdure stagionali
aglio
peperoncino
carni a scelta.
La Pizza Roscia diventa importante tra dicembre e gennaio quando fuori c’è neve e si ammazza il maiale. Viene servita con le verdure invernali, broccoletti o verza ripassati con aglio e peperoncino, imbevuta de cunce, il grasso liquefatto della padellata con battuto di lardo, salsicce, ventresca e costine che ornano il piatto più ricco della cucina collelonghese. Insieme a un bicchiere di vino vecchio, la Pizza Roscia che rendeva dolce anche la fatica di andare a far legna con le scarpe bucate in mezzo a fango e neve, restituisce intatto a chi la mangia il sapore e il calore di un tempo e di uno stile di vita passati per sempre.
Preparazione:
La pizza è roscia, rossa come la farina di granturco con cui si fa l’impasto. Bisogna amalgamare la farina rossa insieme a un pugno di quella bianca con l’aggiunta di acqua salata e bollente rimestando con un cucchiaio di legno per non scottarsi le mani: qui l’operazione è delicata perché quello che conta è la velocità per ottenere il risultato senza che l’acqua usata si raffreddi.
La pizza è calda. Scansate le braci dalla base del camino e messi a vista i mattoni refrattari, l’impasto compatto vi viene adagiato sopra e coperto con i cóppe, un bacile di ferro messo al contrario e ricoperto a sua volta con la cenere e le braci ardenti: non so perché si chiami pizza rossa visto che sembra più una piccola pagnotta di pane giallo ma tant’è, una quarantina di minuti dopo è cotta e pronta per essere messa in tavola.
Il trasferimento per Scanno avverrà anch’esso tramite mezzi stradali (1-2 h); dal Lago di Scanno passando per quello di Barrea si arriverà per escursione (6 h) . A Scanno ci sarà la degustazione del piatto di riferimento, i Cazzillitti di Solina. L’arrivo in serata a Roccaraso per pernottare.
Scanno è inserito tra i Borghi più belli d'Italia (1050 m di altitudine) famoso per la bellezza del suo borgo e del suo magico lago. Il lago di Scanno separa le montagne del Parco Nazionale creando spettacolari gole nella roccia, molte sono le leggende legate a questo strano lago, pieno anche di inspiegabili fenomeni scientifici. Scenari che hanno attratto i più grandi fotografi di fama mondiale. Il luogo è l'ideale anche per gli amanti del birdwatching, si possono osservare: aquile, astori, gufi, allocchi e gallinelle d'acqua. A nord di Scanno c'è “l'Oasi WWF Gole del Sagittario” un vero paradiso della natura, canyon scavati nella roccia dalle acque immersi in una ricca vegetazione.
Roccaraso è una gradevole cittadina moderna situata a 1236 metri nella provincia dell’Aquila. A Roccaraso si viene se si ama la montagna, è situata ai margini meridionali dell’altopiano delle Cinquemiglia e stretto tra il Piano Aremogna, da dove partono gli impianti di risalita della stazione sciistica e i monti di Roccaraso, motivo che rende famosa la località. Risalente all’alto medioevo, il borgo antico ha subito dei bombardamenti devastanti derivanti dalla sua posizione situata sulla direttrice della linea Gustav. Il Sacrario di Monte Zurrone e il Sacrario di Limmari furono costruiti a ricordi degli eccidi avvenuti.
Nei mesi freddi gli amanti degli sport invernali troveranno a Roccaraso modo per soddisfare tutte le loro passioni come lo sci alpino, snowboard e lo snowkiting una rara disciplina dove trainati da un aquilone e con gli sci o lo snowboard ai piedi, gli appassionati si lasciano trasportare su superfici innevate. Nei mesi più caldi invece ci sono per chi ama la natura e l’escursionismo dei percorsi che partono da Roccaraso o nei parchi limitrofi come quello della Majella e il Parco Nazionale d’Abruzzo.. Lo stesso può dirsi per gli appassionati di mountain bike, di equitazione e di nordic walking.
In questo primo pranzo, abbiamo una specialità tipica del Borgo Medievale di Scanno, ma peculiarità notevole dei Cazzillitti è la Farina di Solina, una tipologia di frumento rara e antica risalente l’Epoca Romana, un grano vergine dato che non è mai stato innestato e contaminato, viene coltivato e preservato anch’esso nell’aquilano.
- farina di Solina
- acqua
- fagioli borlotti
- orapi o spinaci selvatici
- spicchio d’aglio rosso di Sulmona
- alici dissalate
- olio EVO
D’inverno possono essere conditi con il cavolo nero stufato e ricotta, in primavera vengono utilizzati gli Orapi, degli spinaci selvatici.
Al risveglio tramite dei mezzi ci si sposterà nella zona di Sulmona, precisamente a Badia-Bagnaturo dove tramite l’Ente Parco Nazionale della Majella si sceglierà il sentiero più adatto per raggiungere le zone montane del pescare e del chietino, a Caramanico alle pendici del Monte Amaro, ove ci sarà la sosta col piatto consigliato.
Siamo nel cuore del Parco della Majella, Montagna Madre d’Abruzzo nella parte più impervia e selvaggia dell'Appennino Centrale. La Montagna “Sacra”, perché pervasa da una sacralità monumentale che da sempre ispira profonda religiosità con i sentieri tematici "dello Spirito", dove la destinazione sono gli eremi celestiniani che caratterizzano tutto il territorio. Eremiti e monaci hanno trovato qui i luoghi della loro ascesi, fondando chiese ed eremi incastonati nella roccia.
Il Parco del Lupo, dell'Orso, dei vasti pianori d'alta quota e dei canyons selvaggi e imponenti, ma anche il Parco degli Eremi, delle Abbazie, delle capanne in pietra a secco, dei meravigliosi centri storici dei Comuni che ne fanno parte. L´Abruzzo è una piccola galassia di paesi che custodiscono quella bellezza autentica tipica dell´Italia interna, luoghi da vivere con lentezza per cogliere ogni dettaglio del paesaggio e godere delle risorse che li rendono unici e speciali.
Tra questi c’è il borgo di Caramanico Terme, siamo in provincia di Pescara, concentra nel suo territorio numerose attrazioni naturalistiche e attività tali da rendere la visita una piacevole passeggiata di scoperta. Qui tutto è a portata di mano, o di “piedi”. Dal centro cittadino di Caramanico è possibile raggiungere, con facili escursioni o anche più impegnative, i sentieri che conducono alla Valle dell´Orfento, paradiso verde di acque cristalline e rigogliosa vegetazione che compongono incredibili scenari naturalistici incontaminati da appagare i propri sensi unendosi alla vocazione termale. La riserva naturale dell’Orfento è un’area dell’Appennino, nelle cui faggete sono tornati a vivere il lupo, l’orso marsicano, il cervo, il capriolo e il camoscio. Non è raro vedere l’aquila reale volteggiare alta fiume, che disegna il suo corso tra salti e cascatelle, in un silenzio rotto solo dallo scorrere delle acque.
Questa zona è legata anche al periodo della transumanza, lungo il Tratturo Magno, questa via storica che collega Abruzzo e Puglia. Da questi incontri nacque un piatto tipico, noto già dal Settecento, una pasta particolare di farina, acqua e sale senza l’utilizzo di uova, realizzata con il Rintrocilo ( un matterello dentellato) che poi da il nome al piatto.
- acqua
- farina di grano duro
- sugo di pelati con carni
- sale
- aglio
- olio EVO
- carote
- sedano
- pepe
- peperoncino
Il rintrocilo è condito con un sugo di castrato e maiale, abbondante peperoncino rosso e formaggio pecorino stagionato, grattugiato al momento. Può esserci l’aggiunta sugo: di mare (sugo di granchio) o di terra (carni miste).
Ora, da Caramanico ci dedicheremo all’esplorazione e alla scalata del Monte Amaro e ciò che lo circonda. Al ritorno nel primo punto asfaltato con dei mezzi verrà raggiunta in serata Roccamorice, siamo in provincia di Pescara, alla quale è legata la prossima pietanza.
La salita al Monte Amaro è molto impegnativa. Si oltrepassano ben due cime oltre i 2600 metri di quota, per giungere, attraverso sterminati altopiani di roccia calcarea alla cima più alta della Majella, seconda cima degli Appennini con i suoi 2793 metri. Da qualunque versante la si affronti, e spesso finisce per diventare un viaggio interiore, quasi un sacro cammino fino la vetta più alta della Montagna Madre degli abruzzesi. Sono in molti a cimentarsi nell’impresa, perché l’ambiente lunare degli altipiani culminali, costeggiati di sprazzi fioriti, è unico e affascinante. Per godere al massimo con la giusta calma questa “mistica” avventura, si può affrontare l’itinerario partendo in notturna, con la sola luce lunare ad illuminare la via, con l'obiettivo di raggiungere la meta poco prima dell'alba. Dal Bivacco Pelino, posto sulla vetta del Monte Amaro, assisteremo allo spettacolo dell'alba sul mare, provare per descriverlo.
Roccamorice è un pittoresco borgo medievale pedemontano, situato su uno sperone roccioso ad una altitudine di 520 , sempre nell'area del Parco Nazionale della Majella. Un elemento che caratterizza il territorio di questa piccola località della provincia pescarese è la presenza di numerose capanne di pietra a secco, simili a "tholos", usate per il ricovero di greggi e pastori. Gli esempi più spettacolari di "tholos", circondati da stazzi recintati sempre con nuda pietra, si trovano in località Colle della Civita, lungo la ripida strada che conduce a Passo Lanciano - Majelletta 1995 m di altitudine.
Carne di pecora (grassa e magra)
Gli spitilli, o spiedini, sono pezzettini di carne con residui di grasso infilzati su steli di rosmarino o di ginepro cotti su una brace disfatta. Un piatto semplice e pronto in poco tempo. Sulle origini degli spiedini Teramo e Pescara si contendono la nascita, la disputa è aperta tutt’ora. Alcuni li collegano a Marco Sciarra nei Monti della Laga, essendo un pasto frugale, veniva cotto sui carboni senza generare troppo fumo rivelatore della loro presenza, negli stessi posti attraversati dai pastori. Il disciplinare della regione Abruzzo con delibera 657 dell’8 Ottobre 2012 definisce gli spiedini di carne ovina “arrosticini”, preparati direttamente dai pastori transumanti e consumati durante lunghi spostamenti. Qui si tratta di un piatto almeno di caratura nazionale per la quale l’Abruzzo è diventato noto in tutta Italia ed oltre, con un origine così curiosa.
In questa ultima tappa concluderemo l’esplorazione della Majella, una delle zone più calde per i briganti. Da Roccamorice passando per Passo Lanciano (Majelletta) arriveremo sino al Blockhaus, dove lungo il tragitto potremo ammirare la Tavola dei Briganti, che prende il nome da delle incisioni lasciate su lastroni calcarei in vari periodi a testimonianza di queste storie, tra nomi di briganti, pastori e invettive contro il Regno dei Savoia.
Dal comprensorio Passolanciano – La Majelletta, si può arrivare alla cima del Blockhaus (2145 mt), è percorribile in auto solo fino al Rifugio Bruno Pomilio, punto ristoro e affittacamere a quota 1980 mt. Qui c’è il pianoro del Blockhaus con la statua della Madonnina, raggiungibile solo in bicicletta o a piedi. Il termine “blockhaus” dal tedesco “casa di sassi”, fu coniato nell’Ottocento, durante la lotta al Brigantaggio, da un comandante militare austriaco che stava in un fortino di pietra costruito lì, con un plotone di bersaglieri, durante il periodo post Unità d’Italia. Il forte, costruito nel 1863, è rimasto in funzione fino al 1867. Il Blockhaus fu usato come avamposto militare anche dai militari tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Oggi resta solo la base in pietra che fa da importanza testimonianza storica alla “Banda della Majella”, dei briganti, con la scritta incisa sulla “Tavola dei Briganti”. Nel dopoguerra, la località divenne oggetto di studi scientifici, poiché il rilievo si è formato da un’isola corallina originaria, emersa dal mare. Il processo di innalzamento si è protratto per millenni, mantenendo in posizione abbastanza pianeggiante la superficie interna del pianoro, isolata dall’erosione glaciale che invece ha formato delle valli a ridosso.
Al ritorno, tornati a Passo Lanciano o presso il Rifugio Pomilio, ci sarà l’ultimo sfizio in cucina, il dolce che potevano garantirsi briganti e pastori nelle loro peregrinazioni.
ricotta fresca
zucchero
miele o cacao
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